Nuovo Dpcm: la chiusura alle 18 batosta per tutta la filiera agroalimentare
La chiusura alle 18 per la ristorazione è un’ulteriore batosta che rischia di avere ripercussioni pesanti su tutta la filiera agroalimentare”. Così Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto, commenta il nuovo Dpcm, che sta suscitando molta apprensione nel mondo agricolo.
“Comprendiamo la necessità di tutelare la salute pubblica, ma la stretta sulla ristorazione è pesante e le conseguenze economiche saranno inevitabili – sottolinea Giustiniani -. Apprezziamo l’appello al governo del governatore Luca Zaia a rivedere il provvedimento e appoggiamo in pieno le sue proposte migliorative per salvaguardare le attività economiche. Tutta la filiera agroalimentare ha riportato danni ingenti a seguito del primo lockdown, dagli agriturismi che hanno perso l’80 per cento del fatturato al crollo dei prezzi del latte e della carne. A preoccuparci molto saranno le conseguenze sul mondo vitivinicolo veneto, che stava ricominciando a respirare dopo mesi di difficoltà dovuto alla chiusura di tutto il canale Horeca, all’azzeramento del turismo e alla forte riduzione degli acquisti dei consumatori locali dovuta alla crisi economica. Ricordiamo che abbiamo avuto quattro mesi di fatturato mancante, che hanno prodotto sui bilanci delle aziende un danno enorme per il nostro settore regionale, dato che il Veneto produce il 25% dei 47 milioni di ettolitri nazionali. Ora, con la chiusura alle 18 di bar e ristoranti, si profila una nuova batosta. I ristori adeguati e tempestivi annunciati dal governo devono essere perciò estesi alla filiera agroalimentare. Qualsiasi esclusione sarebbe incomprensibile e ingiustificata”.
Rincara Christian Marchesini, presidente dei viticoltori di Confagricoltura Veneto: “Siamo disperati perché l’Horeca è uno dei più importanti canali distributivi, soprattutto per la fascia medio-alta vitivinicola. Siamo vicini agli imprenditori della ristorazione e contrariati per queste restrizioni che danneggeranno migliaia di aziende. Sarebbe stato più sensato se fossero state adottate le stesse misure dell’Alto Adige, con i ristoranti aperti fino alle 22, che avrebbero consentito di fare un turno serale e di farci lavorare tutti. Questa tegola ci fa particolarmente male perché, dopo i mesi di lockdown, avevamo vissuto una buona ripresa grazie al turismo italiano e a quello del Nord Europa, Germania in primis, che aveva anche portato a casa una buona quantità dei nostri vini. Ora torniamo in estrema sofferenza. Temiamo ripercussioni anche in prospettiva del Natale. Con quale fiducia possono procedere i ristoratori agli acquisti, in vista delle festività, in questo clima di paura e incertezza?”.