Agriturismi pronti alla ripartenza ma servono strumenti di promozione. Agriturist Veneto incontra il Ministro del turismo
Pronti finalmente a riaprire. Dopo più di un anno di sofferenza, finalmente gli oltre 1400 agriturismi veneti tornano a spalancare le porte per accogliere turisti e visitatori e offrire loro il meglio dell’accoglienza e della cucina veneta.
Dopo un lungo periodo di inattività già nelle scorse settimane era ripartita con vigore l’attività di ristorazione che, dal 1° giugno, è possibile anche al chiuso nel rispetto del distanziamento e per non più di 4 persone per tavolo, salvo che non siano tutti conviventi.
Adesso si attende l’arrivo dei turisti sia quelli di prossimità, provenienti dalle regioni vicine, sia gli stranieri che pian piano sciolgono le riserve e tornano a visitare il nostro bel paese.
Per i matrimoni invece bisognerà ancora attendere il 15 giugno, data fissata per la ripartenza, ma soprattutto indicazioni più chiare dal Ministero e dal Governo sul Green Pass obbligatorio e sui profili di responsabilità ad esso collegati per le strutture che ospitano le cerimonie.
“Gli agriturismi, come le altre strutture del turismo, hanno risentito fortemente di questi lunghi mesi segnati da restrizioni e lockdown. Noi ribadiamo la necessità di promuovere l’agriturismo, che farà la sua parte nel comparto, in particolar modo per quanto riguarda l’attività di promozione dei prodotti derivanti da attività agricole rurali”. E’ uno dei punti espressi dal Presidente Agriturist Veneto Leonardo Granata all’incontro con ministro del turismo, Massimo Garavaglia, che si è svolto nei giorni scorsi a Palazzo Balbi a Venezia con i rappresentanti delle categorie economiche del settore turistico.
“Non ci servono finanziamenti a pioggia – ha detto Leonardo Granata – ma che a livello istituzionale venga promosso il turismo rurale, che non vuole dire solo le città d’arte come Venezia, Padova e Verona, ma tutto il territorio dalla campagna ai monti, con le eccellenze di cui tutti si riempiono la bocca ma che non vengono messe in risalto come meriterebbero. A questo proposito sarebbe buona cosa promuovere un progetto a livello nazionale per mettere in tavola in alberghi e ristoranti l’enogastronomia made in Italy, declinata in ambito regionale con le specificità locali”.