L’impennata dei prezzi delle commodities agricole mette in sofferenza la filiera zootecnica

La fiammata dei prezzi delle materie prime può ostacolare il processo di ripresa economica. A maggio, per quanto riguarda i prodotti destinati all’alimentazione, l’indice FAO ha fatto registrare un aumento del 4,8% rispetto al mese precedente. Su base annuale l’incremento sfiora il 40 per cento. I prezzi delle commodities agricole si attestano in media poco al di sotto del livello record toccato alla fine del 2011. Nei prossimi mesi sarà chiaro se è partito un nuovo ciclo al rialzo dei prezzi; oppure se la situazione in atto è di natura congiunturale, in quanto determinata dall’attenuazione dell’emergenza sanitaria che ha fatto ripartire a livello globale la produzione e gli scambi commerciali. Resta il fatto che, in particolare, l’aumento dei prezzi relativi a cereali e semi oleosi ha spinto al rialzo i costi di produzione del settore zootecnico. Al riguardo, come Confagricoltura, abbiamo sollecitato un’iniziativa urgente di sostegno in ambito europeo. Negli Stati Uniti è stata costituita una task force con il compito di elaborare un programma di rafforzamento delle catene di produzione ed approvvigionamento interno. Vi fa parte, con il ruolo di copresidente, il Segretario di Stato all’agricoltura che avrà a disposizione uno stanziamento di 4 miliardi di dollari per i primi e più urgenti interventi. Per frenare l’aumento dei prezzi interni per l’alimentazione, le autorità della Federazione Russa ha annunciato nei giorni scorsi nuove misure di restrizione dell’export in funzione dell’andamento delle quotazioni sui mercati internazionali. La Federazione Russa è tra i principali esportatori mondiale di cereali. In Cina prosegue l’immissione sul mercato di grano stoccato nella scorta strategica nazionale. A livello europeo, invece, i temi sensibili legati alla tenuta del potenziale produttivo europeo, alla dinamica dei prezzi per l’alimentazione, alle catene di produzione non sono stati finora presi nella dovuta considerazione nel negoziato in corso sulla riforma della PAC. È una lacuna che le istituzioni della Ue dovrebbero colmare nell’interesse dei consumatori e delle imprese agricole