Pac inadeguata in un momento difficile per l’economia europea
La corsa al rialzo dei prezzi al consumo rallenta, ma l’inflazione è ancora troppo alta. Pertanto, potrebbero essere necessari nei prossimi mesi ulteriori aumenti dei tassi di interesse. In ogni caso, i tassi resteranno sostanzialmente invariati sui livelli in essere per un periodo non breve. E’ questo, in sintesi, il messaggio lanciato dai vertici delle banche centrali riuniti nei giorni scorsi negli USA.
Per quanto riguarda la zona dell’euro, i tassi di interesse potrebbero aumentare nonostante i crescenti segnali di rallentamento dell’attività economica, a partire dalla Germania che è il primo mercato di sbocco per le esportazioni agroalimentari italiane.
L’aumento dei tassi di interesse determinerebbe per le imprese un ulteriore rialzo dei costi di produzione. Si ridurrebbe, inoltre, la propensione agli investimenti, mentre sono già salite le spese per l’acquisto dei carburanti e desta preoccupazione il rialzo dei “futures” per le consegne autunnali del gas.
In questo scenario, saranno fondamentali i contenuti della prossima legge di bilancio che sarà complicata, come hanno già rilevato alcuni ministri, anche perché – a meno di cambiamenti di programma – tornerà in vigore, sia pure con modalità riviste, il Patto di stabilità e crescita della UE in materia di conti pubblici. Intanto, il governo tedesco ha annunciato un programma di incentivi agli investimenti e tagli degli oneri fiscali a favore delle imprese per un ammontare di 7 miliardi di euro l’anno dal prossimo anno fino al 2028.
I margini di manovra sono limitati e devono essere selezionate le priorità, ha sottolineato la presidente del Consiglio Meloni. Secondo Confagricoltura, tra le priorità rientrano la difesa del potere d’acquisto delle famiglie a sostegno dei consumi e gli incentivi alle imprese per la continuità degli investimenti ai fini della transizione ecologica e per le innovazioni. Con interventi mirati al contenimento dei costi, si riducono le spinte al rialzo dei prezzi lungo le catene di produzione fino ai consumatori.
Va confermato e reso strutturale il taglio del cuneo fiscale, da estendere anche alle imprese. Una parte delle risorse previste nel capitolo “Repower, inserito nella revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza all’esame della Commissione europea, va utilizzata per limitare il “caro bollette” per famiglie e imprese.
In contemporanea con il dibattito interno sulla legge di bilancio, ripartirà nelle prossime settimane, a Bruxelles, il negoziato per la revisione di medio periodo del bilancio pluriennale della Ue fino al 2027. Si punta a raggiungere l’intesa entro la fine dell’anno corrente.
Nella proposta presentata a giugno dalla Commissione sono stati chiesti finanziamenti aggiuntivi agli Stati membri per un ammontare di 66 miliardi di euro, ma il bilancio destinato all’agricoltura resterebbe invariato nonostante la perdita di valore reale degli aiuti diretti al reddito e degli incentivi agli investimenti causata dall’inflazione.
Non sono ancora disponibili dati ufficiali, ma dalle prime indicazioni risulta un calo delle domande presentate dagli agricoltori negli Stati membri. In Francia, secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Agricoltura, circa il 10% dei produttori richiedenti gli aiuti di base al reddito ha rinunciato ai maggiori sostegni previsti dagli “ecoschemi” varati per rafforzare la valenza ambientale dell’attività agricola.
L’ultima riforma della politica agricola comune (PAC) è vistosamente inadeguata rispetto alle esigenze che si sono manifestate a seguito della pandemia e dell’aggressione russa all’Ucraina. Tuttavia, in una fase in cui la sicurezza e l’indipendenza alimentare, sono tornate in primo piano, il “disinteresse” degli agricoltori nei confronti della PAC è motivo di preoccupazione. Ecco perché risulta indispensabile incrementare i fondi assegnati al bilancio agricolo dell’Unione.
Occorre anche aumentare la dotazione della riserva di crisi della PAC, da utilizzare come strumento di intervento rapido e diretto per ristorare i danni, ormai ricorrenti e diffusi, provocati dal cambiamento climatico.