Cereali: scenario internazionale complesso
A livello europeo, l’attenzione continua ad essere rivolta al contenzioso sorto per il blocco delle importazioni di alcuni prodotti agricoli dall’Ucraina che la Commissione ha rimosso a far data dal 15 settembre e che alcuni Stati membri hanno, invece, confermato con provvedimenti assunti a livello nazionale. Decisioni alle quali il governo di Kiev ha replicato con la presentazione di un ricorso formale al WTO nei confronti di Polonia, Slovacchia e Ungheria.
L’ultima novità è rappresentata dall’annuncio di un’intesa bilaterale raggiunta tra Polonia e Ucraina per la ripresa del transito di prodotti ucraini sul territorio polacco, per essere destinati ad altri Stati membri o fuori dalla UE.
Sulla situazione – sottolinea Confagricoltura – hanno senz’altro inciso le vicende politiche e gli appuntamenti elettorali interni. Va però evidenziato che i flussi di prodotti agricoli in arrivo dall’Ucraina hanno fatto registrare un forte aumento. Secondo i dati della Commissione europea, nel primo semestre di quest’anno le importazioni di cereali sono raddoppiate in volume e valore nei confronti dello stesso periodo del 2022.
Fuori dalla UE, dai mercati agricoli arrivano novità e segnali che richiedono la massima attenzione. In Cina, risulta stoccato oltre il 50% delle giacenze mondiali di grano; per il mais si sale fino al 68%. Anche a seguito del mancato rinnovo dell’Accordo sul grano dal Mar Nero, che ha reso più difficili e costose l’export via mare dell’Ucraina, le esportazioni russe di grano sono destinate ad incidere per il 25% sul totale degli scambi internazionali.
Intanto, ad agosto, è stato deciso di accogliere nuovi Paesi nel gruppo BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), anche allo scopo di rafforzare l’iniziativa e il ruolo geostrategico.
Di Cina e Federazione Russa si è già detto poco sopra. C’è da aggiungere che il Brasile è il primo produttore mondiale di soia e, quest’anno, ha conquistato la prima posizione – solitamente occupata dagli Stati Uniti – anche per il mais. Inoltre, il 40% della domanda mondiale di riso è coperta dalla produzione indiana. Nelle scorse settimane, il blocco delle esportazioni indiane a causa della riduzione dei raccolti ha spinto i prezzi internazionali del riso sul livello più alto da quindici anni.
In questo scenario, l’Unione europea – ad avviso di Confagricoltura – dovrebbe avviare un dialogo con i Paesi BRICS per tentare di raggiungere un’intesa e garantire così con una responsabilità comune la sicurezza alimentare mondiale. Il cibo non deve essere utilizzato come un’arma.
Tornerebbe anche utile il rilancio, su basi aggiornate, del sistema multilaterale. Un’iniziativa potrebbe essere assunta dalla Ue in occasione della prossima conferenza ministeriale del WTO che si terrà nel febbraio 2024.
Si tratta di iniziative complesse, dall’esito incerto e che, in ogni caso, richiederanno tempo. Intanto, l’Unione europea dovrebbe assicurare la salvaguardia del proprio potenziale produttivo agricolo, perché in un quadro segnato da grandi incertezze l’indipendenza alimentare è un fattore di sicurezza.