Competitività: La sfida dell’Europa

L’ammontare del prodotto interno lordo nell’Unione europea e negli USA era nel 1993 praticamente equivalente. Da allora, il PIL è aumentato del 60% negli Stati Uniti e solo del 30% nell’Unione. I dati sono riportati nel documento sul futuro del mercato unico curato da Enrico Letta e presentato al Consiglio europeo nel corso della sessione straordinaria che si è tenuta il 17 e 18 aprile scorsi.

Secondo il Fondo monetario internazionale, la diversa evoluzione economica sulle due sponde dell’Oceano è dovuta alla produttività totale dei fattori produttivi. Nella UE è pari solo al 78% di quella che si registra negli Stati Uniti. Le politiche dell’Unione europea e le regole di funzionamento delle istituzioni non consentono alle imprese negli Stati membri di competere alla pari con quelle cinesi e statunitensi nella produzione e nello sviluppo delle tecnologie digitali più avanzate. C’è il rischio, ha sottolineato di recente la presidente della Commissione von der Leyen, “che l’Unione diventi un semplice consumatore di prodotti e servizi digitali realizzati altrove”.

La complessità e, soprattutto, l’incertezza in ordine alle prospettive è stata riassunta con efficacia dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle dichiarazioni rilasciate a conclusione del già menzionato Consiglio europeo straordinario. In sintesi: se continuiamo a dire di no al debito comune, all’unione dei mercati dei capitali, agli aiuti di Stato per il rispetto delle regole del nuovo Patto di stabilità e crescita, allora – ha puntualizzato Meloni – dobbiamo essere consapevoli che le nostre politiche, anche quelle più ambiziose, resteranno inattuate. A causa della mancanza di un mercato unico dei capitali, circa 300 miliardi di euro di risparmio dei cittadini e delle imprese europee vengono ogni anno trasferiti e impiegati negli Stati Uniti.

Le incertezze sul futuro del sistema economico europeo investono anche l’agricoltura. Nelle conclusioni del Consiglio europeo straordinario del 17 e 18 aprile è stato rilevato che “un settore agricolo competitivo, sostenibile e resiliente costituisce un interesse strategico fondamentale per l’Unione”. Un riconoscimento di grande importanza politica, al quale occorre dare un concreto seguito operativo.

Senza attendere la nuova riforma della PAC, secondo Confagricoltura si deve proseguire nella riduzione e nella semplificazione degli adempimenti burocratici a carico delle imprese. Va rafforzato con regole comuni il ruolo dell’agricoltura nella catena alimentare.

C’è poi la questione fondamentale e ineludibile delle risorse finanziarie. L’attuale bilancio agricolo della UE è assolutamente inadeguato. Non può reggere all’impatto del prossimo allargamento dell’Unione. Solo l’estensione della PAC all’Ucraina avrebbe un costo di 100 miliardi di euro in sette anni. Occorre definire gli orientamenti politici di fondo sulle risorse finanziarie da assegnare all’agricoltura dopo il 2027, prima dell’apertura dei negoziati con i Paesi candidati.