Influenza Aviaria: Primo focolaio in un allevamento del Veneto. Le autorità sanitarie raccomandano l’adozione delle misure di prevenzione

Lo scorso primo ottobre l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha confermato il primo focolaio autunnale di influenza aviaria in un allevamento di tacchini a Mira, nella provincia di Venezia. Nonostante si tratti di un caso isolato, la notizia ha suscitato grande preoccupazione tra gli allevatori. Esso segue il ritrovamento di qualche giorno prima, sempre in provincia di Venezia, di un selvatico infetto.

Casi di Influenza aviaria continuano ad essere registrati in diversi Stati confinanti con l’Italia, quali l’Austria o prossimi al territorio italiano quali la Croazia.

In ragione dell’evolversi della situazione epidemiologica connessa alle fasi migratorie Ministero della Salute ed il settore Sanità della Regione del Veneto raccomandano l’adozione rigorosa di misure preventive e gestionali negli allevamenti avicoli al fine di ridurre il rischio di introduzione dell’Influenza aviaria ad alta patogenicità negli stabilimenti.

In particolare le autorità sanitarie raccomandano:

  • la sistematica adozione delle misure di biosicurezza sia strutturali che gestionali negli

stabilimenti avicoli previste al DM 30 maggio 2023 da parte degli operatori e conseguente

verifica da parte dell’Autorità competente locale;

  • la notifica da parte dell’operatore al veterinario di filiera, ai sensi dell’articolo 6 comma 5 del D.lgs. 136, di tutte le situazioni in cui vi siano fenomeni di mortalità anomala che rientrano nelle situazioni evidenziate all’articolo 2 di cui al dispositivo n. prot. 20756 del 08/08/2023 nonché la notifica dei sospetti di HPAI al veterinario Ufficiale;
  • la detenzione al chiuso del pollame presente negli allevamenti all’aperto posti nelle zone A e B nonché all’adozione di altre misure preventive quali la programmazione degli accasamenti dei tacchini da carne;
  • il mantenimento dei piani di sorveglianza negli uccelli selvatici al fine di raccogliere dati

epidemiologici che consentano di effettuare valutazioni del rischio sul territorio regionale.

  • l’adozione di misure per la gestione dei richiami vivi in funzione del rischio di esposizione nelle zone di utilizzo e di successiva diffusione della malattia in fase di rientro allo stabilimento di origine.