Voucher indispensabili per vendemmia e raccolte
«I voucher sono stati uno strumento importantissimo per le prestazioni accessorie in campagna, rivelandosi utile anche per le categorie deboli come quelle dei pensionati e dei disoccupati. Eliminarli o stravolgerli significa vanificare un’importante forma contrattuale».
Così si esprime Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto, sul voto espresso dalla commissione Lavoro della Camera a favore dell’emendamento che abroga gli articoli dedicati al lavoro accessorio.
“L’accelerazione sui voucher, impressa per scongiurare il referendum, non deve cancellare uno strumento nato per inquadrare i rapporti occasionali di lavoro – sottolinea Giustiniani -. Il problema vero è quello di eliminare gli abusi, ma non riguarda l’agricoltura, che impiega meno del 2 % dei voucher complessivi. Nel nostro settore sono, infatti, gravati da limitazioni che ne garantiscono l’uso corretto. Possono essere usati solo per pensionati, giovani studenti e in attività stagionali, come raccolte e vendemmia. Parliamo quindi di prestazioni meramente occasionali e accessorie, da svolgere nei momenti di maggiore necessità, che non penalizzano assolutamente il lavoro agricolo subordinato, che non può e non deve essere retribuito con i voucher. Grazie a questo strumento i giovani e i pensionati possono arrotondare e i cassintegrati e i disoccupati usufruire di una piccola fonte di reddito nei momenti di difficoltà».
I dati dell’Inps relativi al Veneto parlano chiaro. Nei primi otto mesi del 2016 sono stati 223.840 mila i voucher complessivi venduti in regione. Vicenza ne ha utilizzati 16.856, dietro a Treviso che ne ha totalizzati 77.825, Verona con 72.601, Venezia con 33.646, Padova con 13.567; Rovigo con 6.672 e Belluno con 2.673. L’utilizzo dei voucher è risultato fortemente in calo rispetto ai 615.305 del 2015 (dati dal 1 gennaio al 31 dicembre), mentre hanno registrato un forte aumento le assunzioni a tempo determinato.
“È evidente, anche dai dati, che lo strumento dei voucher è utilizzato in modo corretto in agricoltura», dice Giustiniani. «Per questo chiediamo che venga conservato. Mantenuto e non vanificato da tetti aziendali e individuali troppo bassi, che lo renderebbero di fatto inapplicabile. Non è pensabile, per un’azienda che deve raccogliere la frutta o vendemmiare, avere un tetto soggettivo di 2.000 euro all’anno e complessivo di 3.000 euro, come previsto dal ddl all’esame del Parlamento. Come non è socialmente utile escludere dall’utilizzo dei voucher in campagna cassa integrati e disoccupati».
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