Cimice asiatica: il grido d’allarme di Confagricoltura Veneto

“La cimice asiatica, a distanza di sette anni dalla sua comparsa, quest’anno ha devastato completamente i nostri raccolti. C’è il rischio che alcune coltivazioni non si facciano mai più, non solo in Polesine o in Veneto, ma in tutto il Nord Italia”. Parole drammatiche quelle pronunciate da Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto, martedì a Badia Polesine, in apertura della manifestazione intitolata “La guerra dei mondi” che ha richiamato 400 agricoltori da tutto il Veneto.

In piazza intere cassette di frutta devastata dalla cimice, mentre al teatro Balzan si sono susseguiti gli interventi di politici ed esperti, seguiti da un maxischermo installato in piazza (i posti in teatro erano esauriti) e in una sala municipale. Ad aprire la carrellata il sindaco di Badia Polesine, Giovanni Rossi, che ha espresso preoccupazione per il suo territorio, da sempre generoso di prodotti, che oggi è costretto a difendersi da un insetto che sta distruggendo intere coltivazioni. Quindi Lodovico Giustiniani ha tracciato un bilancio dei danni: dal 40 al 100 per cento di perdite, oltre 100 milioni di danni in Veneto, senza contare quelli all’indotto: “L’insetto si prolifica in maniera abnorme e andando avanti così un intero settore, strategico per l’agroalimentare, scomparirà. Ci sarà il rischio anche per la popolazione, perché le abitazioni saranno invase. Il problema non va sottovalutato. È stato finalmente approvato un decreto che permetterà di inserire insetti antagonisti sul territorio, ma per fare questo occorreranno sperimentazioni che potranno durare tre o quattro anni, ad essere ottimisti. E della nostra frutticoltura intanto cosa sarà? Cosa succederà alle altre coltivazioni? Noi riteniamo perciò che servano misure per il sostegno al reddito degli agricoltori, come sgravi fiscali e contributivi, prestiti agevolati e una moratoria sui mutui, ma anche misure per la loro difesa come le reti anti-insetto, che vanno finanziate quasi interamente. Un’emergenza che andrà affrontata a livello regionale, nazionale e anche comunitario con finanziamenti ingenti annuali”.

L’assessore regionale all’agricoltura Giuseppe Pan, accompagnato dal collega di giunta Cristiano Corazzari, assessore regionale al territorio e sicurezza, ha ricordato che la Regione Veneto sta intraprendendo molte vie d’azione per contrastare l’insetto alieno: “La cimice sta diventando un vero e proprio allarme sociale – ha detto -. Non è solo un problema per gli agricoltori, ma anche per la popolazione e per gli operatori turistici, che hanno riferito come sia presente anche sulle nostre spiagge. Noi assessori del Nord Italia abbiamo da tempo sollecitato il ministero e non solo sulla vespa samurai, che non è la panacea di tutti i mali, ma anche sull’Anastatus bifasciatus, parassitoide autoctono che si è dimostrato un grande divoratore di uova della cimice. Inoltre abbiamo fatto squadra con le nostre università, che si sono messe in rete con i nostri centri fitosanitari per studiare la biologia dell’insetto e degli antagonisti e anche dei fitofarmaci più utili per contrastare l’insetto alieno. Ora, dopo il decreto del presidente della Repubblica, che ha dato il via libera all’introduzione di specie non autoctone, serve anche l’ok dei ministeri dell’Ambiente e della Sanità. Ci vorranno due stagioni per venirne a capo. Perciò chiediamo al governo e all’Europa la stessa attenzione che è stata riservata alla xylella: vogliamo che sia attivato lo stato di calamità e 100 milioni di euro all’anno da destinare al settore fino al 2023”.

Sergio Berlato, presidente della commissione agricoltura della Regione, ha ricordato il grave gap sui controlli: “La cimice da noi non è arrivata da sola: come mai i nostri agricoltori sono sottoposti a continui controlli, mentre non si fa altrettanto alle frontiere? Attenzione, perché se i nostri prodotti scompariranno dagli scaffali c’è il rischio che poi i consumatori si abituino a comprarli sempre altrove”. Secondo il suo vice Graziano Azzalin “la politica deve mettere questo problema tra le priorità e dovrà agire su diversi piani, con tutte le forze a disposizione e in sinergia”.

Roberto Caon, componente della commissione Agricoltura della Camera, ha posto l’accento sui ritardi della politica: “Già nell’ottobre 2018 avevo presentato una risoluzione alla Camera per chiedere un’azione urgente sul tema, ma dal governo che è stato in carica fino ad oggi non c’è stata risposta. Ora l’ho depositata di nuovo, ma la politica purtroppo ha un passo molto più lentorispetto all’imprenditoria”. Anche la senatrice Roberta Toffanin, membro della commissione parlamentare per le questioni regionali, ha rimarcato come da parte del governo debba esserci una risposta immediata a un problema che rischia di affossare un intero comparto.

Durissimo il J’accuse di Albano Bergami, presidente nazionale del settore ortofrutta di Confagricoltura: “Il Polesine e il Veneto sono tra gli areali più colpiti dal parassita, oggi la gravità della situazione è tale da mettere a rischio un intero sistema e lo scenario che si può prefigurare a breve è da brividi. Chiediamo di intervenire nell’immediato per dare ristoro alle aziende. La politica dirà che non ci sono soldi, ma sono frottole. Li hanno trovati per quota 100, per il reddito di cittadinanza e pure per Alitalia, che in tutto il Paese conta 11.000 dipendenti. Per il settore frutticolo, solo in Veneto, si contano 20.000 posti di lavoro, più l’indotto. Perché i soldi non si trovano?”.

Il presidente regionale Luca Zaia e gli europarlamentari Paolo De Castro, Paolo Borchia, Herbert Dorfmann e Mara Bizzotto hanno fatto pervenire lettere e videomessaggi, ricordando come l’impegno per affrontare il fenomeno si stia moltiplicando in tutte le sedi istituzionali. Gli aspetti tecnico-scientifici sono stati illustrati da Gabriele Zecchin, dell’unità organizzativa Fitosanitario della Regione Veneto, e da Alberto Pozzebon, del dipartimento di agronomia dell’Università di Padova.