Emissioni nocive: A causa delle infrazioni UE in arrivo vincoli

Per l’agricoltura obbligo di copertura delle vasche dei liquami e divieto di impiego delll’urea.

Nel corso di un recente incontro con i responsabili della Direzione Agroambiente della Regione siamo stati informati dell’imminente approvazione di due importanti provvedimenti per la tutela dell’aria che imporranno ulteriori obblighi e divieti ai settori ritenuti responsabili dell’inquinamento atmosferico da PM10 (trasporti e circolazione veicoli, riscaldamento edifici e combustione biomasse, industria e agricoltura). All’agricoltura, ricordiamo, viene attribuita una quota inquinante intorno al 20%, derivante per lo più dalla liberazione di ammoniaca, precursore del particolato presente nell’aria. Ciò nonostante siano stati fatti notevoli passi avanti in termini di riduzione delle emissioni di ammoniaca (meno il 23% dal 1990 al 2018 secondo dati di Ispra).

Il primo provvedimento, che sta concludendo la fase di revisione avviata nel 2024, è il Piano regionale di tutela e di risanamento dell’atmosfera (PRTRA). Tra le novità di maggiore rilievo per il settore agricolo il Piano prevede l’obbligo di copertura delle vasche di liquami esistenti dal 1° gennaio 2030 per tutti gli allevamenti che superano i 3000 chilogrammi di azoto zootecnico prodotto in un anno. Sono inclusi gli impianti di biogas e di biometano. L’obbligo entra in vigore immediatamente nel caso si tratti di nuove vasche di stoccaggio. Fino al 2030 gli investimenti potranno essere sostenuti con finanziamenti pubblici.

L’altro provvedimento che dovrebbe essere emanato a breve è un Piano di azione nazionale per il miglioramento della qualità dell’aria, un provvedimento straordinario per miglioramento della qualità dell’aria volto a fronteggiare il pericolo di sanzioni dovuto alle continue infrazioni del nostro Paese. Uno degli interventi previsti, sulla base di quanto ci è stato riferito, consiste nel divieto dell’utilizzo dell’urea come fertilizzante nel Bacino Padano (Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna).

Va detto che a tale misura, come Organizzazione, ci siamo sempre opposti, tanto che a livello regionale, il problema della volatilizzazione dell’ammonica (precursore delle PM10) è stato affrontato imponendo l’obbligo dell’interramento del fertilizzante.

Oltre a ciò sarebbero previste le seguenti azioni: uso di fertilizzanti di sintesi a lento rilascio; uso di additivi per ridurre emissioni da reflui (se normati); tecniche di distribuzione a basso impatto emissivo; tecnologie per l’uso efficiente di reflui e concimi organici, anche in copertura; inibitori della nitrificazione dell’azoto da effluenti. Anche in questo caso sono previsti degli incentivi per gli investimenti.

E’ utile precisare che Piano di azione nazionale è stato elaborato da una “cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio” composta da esponenti dei vari Ministeri interessati. Essa è stata istituita con il “decreto infrazioni” (art. 14 DL 131/2024) allo scopo di  accelerare il processo di adeguamento alle sentenze della Corte di Giustizia UE 10 novembre 2020, nella causa C-644/18, che ha portato alla condanna dell’Italia. Nella sostanza era necessario correre rapidamente ai ripari con l’introduzione di nuovi limiti alle emissioni, di nuovi obblighi e nuovi divieti nel tentativo di non aumentare le sanzioni già comminate all’Italia per il mancato rispetto delle emissioni inquinanti.

Come associazione continueremo i nostri interventi nei confronti delle istituzioni per attenuare misure particolarmente penalizzanti, come il divieto all’uso dell’urea. In particolare metteremo in evidenza gli importanti progressi operati dal settore agricolo e dal settore zootecnico negli corso dell’ultimo decennio e gli sforzi effettuati dalle imprese agricole sul fronte del miglioramento dei processi e delle attrezzature impiegate.