L’attuale contesto politico

Dalla crisi alla caduta. Dopo 17 mesi la crisi di governo innescata la scorsa settimana ha portato alla rapida conclusione non solo il Governo Draghi, ma anticipatamente anche la stessa Legislatura, data la decisione del Capo di Stato di sciogliere le Camere e richiamare gli italiani al voto il prossimo 25 settembre. Dalla frattura aperta dal Movimento 5 Stelle hanno incominciato lentamente a filtrare le battaglie politiche dei singoli partiti, in un Governo che si è da sempre presentato come equidistante dalle rispettive volontà partitiche e volto al perseguimento dei grandi obiettivi nazionali, con l’ossequioso consenso delle parti coinvolte, fino alla fine naturale della XVIII Legislatura. A nulla è valso il tonante appello del Presidente del Consiglio di ricostruire quel “patto di fiducia” che lo aveva sostenuto sino ad allora nelle decisioni più delicate e complesse, l’astensione dal voto di Forza Italia, Lega e M5S hanno sancito la fine del Governo Draghi, in una “giornata folle” che ha portato il Capo di governo, dopo aver incassato una fiducia ben lontana da quella prospettata per continuare il suo mandato, a salire al Quirinale per confermare le proprie dimissioni.

Al di là della ricerca delle rispettive colpe che hanno portato alla fine dell’Esecutivo, occorre ricordare che un Governo dimissionario gode di poteri molto più limitati rispetto a quando è in carica, dato che il “disbrigo degli affari correnti” permette la trattazione delle pratiche amministrative necessarie e alla gestione temporanea dei casi di necessità ed urgenza, privando il governo della possibilità di realizzare atti di prospettiva. Resta da capire, in un periodo segnato dall’imprevedibilità degli eventi, dalla pandemia alla crisi ucraina, cosa accadrà di qui alle elezioni e, soprattutto, se il prossimo governo sarà in grado di tracciare almeno una parziale costante con il percorso di risanamento dello Stato perseguito dal Governo Draghi, strettamente connesso alle risorse europee del PNRR.

Nel contempo, oltre i confini nazionali giungono notizie più positive: con la ripresa delle esportazioni via mare dell’Ucraina delle 20 milioni di tonnellate di grano bloccate dallo scoppio della guerra, il rischio di una crisi alimentare globale sembra essere momentaneamente scongiurato. Confagricoltura continuerà a monitorare gli effetti dell’intesa raggiunta dalle parti belligeranti sul mercato, soprattutto con riguardo alle quotazioni di mercato ed alla capacità di stoccaggio riacquisita con le esportazioni.