Lavoro nei campi: la regolarizzazione degli immigrati non basta
Il Ministro per le Politiche agricole, Teresa Bellanova, sta chiedendo a gran voce di inserire nel prossimo decreto (Dl maggio) allo studio del Governo, norme per consentire la regolarizzazione di circa 600mila lavoratori immigrati che in buona parte lavorano nel sommerso in agricoltura ma anche nei comparti dell’edilizia, del commercio o quelli che operano come colf e badanti. Per quanto riguarda l’agricoltura si punta a coprire parte dell’attuale fabbisogno che per l’intero settore primario è stimato in 250mila lavoratori.
L’obiettivo del provvedimento di regolarizzazione è quello di consentire a lavoratori immigrati di ottenere un permesso di soggiorno di sei mesi (rinnovabile per altri sei) per cercare un contratto di lavoro presso un’azienda agricola sempre con una durata minimo semestrale.
Confagricoltura teme che siano necessari tempi lunghi e ritiene troppo vincolante la durata contrattuale di sei mesi. Inoltre viene ricordato che le aziende agricole hanno anche necessità di disporre di manodopera specializzata. L’Associazione aveva posto come prioritaria la riapertura dei corridoi verdi con i Paesi dell’Est europeo per riportare in Italia lavoratori specializzati fuggiti all’inizio della pandemia; il rinnovo dei permessi di soggiorno in scadenza il prossimo 15 giugno per gli addetti già in Italia e la reintroduzione dei voucher. «Siamo in grandissimo ritardo – ha commentato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – da mesi denunciamo la mancanza di lavoratori e prima che le misure diventino operative occorrerà ancora aspettare”.