Mais e soia: salgono le quotazioni ma cala il tasso di autosufficienza

Il 2020 ha fatto emergere ancora di più il forte deficit produttivo di alcune materie prime fondamentali, come mais e soia. Secondo i dati forniti dal Clal, il nostro paese nell’ultima annata agricola è stato autosufficiente soltanto al 50,8% per quanto riguarda il mais (ma nel vicino 2015 superavamo il 70%), contro una media Ue dell’83,6%, e soltanto al 32,7% per la soia (eravamo quasi al 50% nel 2015), anche se in questo caso la media europea è molto più bassa, al 15,4%. Secondo Confagricoltura serve un forte input ai piani di produzione nazionale in quanto le produzioni zootecniche di qualità sono strettamente legate a queste produzioni vegetali. Ridurre sempre più la nostra autosufficienza significa mettere in difficoltà la nostra zootecnia, e introdurre in Italia prodotti di qualità dubbia, a fronte di quella nostrana, molto elevata. Mais e soia infatti hanno fatto registrare significativi aumenti di prezzo, con il primo che ha chiuso il 2020 a 187/188 €/t (+9% rispetto a inizio anno) e la seconda a 435/439 €/t (+25%). Nulla che non si sia già visto in passato, dal momento che il mais nel 2016 superò anche i 200 €/t, e la soia nel 2011 crebbe oltre i 400 €/t, con punte fino a 500 €/t. L’anomalia non è di certo nel prezzo di cereali e leguminose.