Mercato dei cereali. Il blocco dell’import dall’Ucraina negli stati confinati comprime i prezzi

Avrebbero dovute essere misure eccezionali e temporanee, quelle varate dalla Commissione europea il 2 maggio scorso per bloccare le importazioni di grano, mais, colza e semi di girasole dall’Ucraina sul mercato di cinque Stati membri limitrofi: Bulgaria, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria, dove è consentito esclusivamente il transito dei prodotti verso destinazioni finali nell’Unione o fuori dalla Ue. Le misure continueranno, invece, ad essere applicate fino al 15 settembre – ha annunciato la Commissione – nonostante le riserve espresse da un ampio numero di Stati membri che hanno messo in evidenza come, di fatto, sia stato messo in discussione il regolare funzionamento del mercato unico.

In una nota l’Esecutivo della UE ha sottolineato che il blocco “continua ad essere necessario, date le circostanze dovute a gravi strozzature logistiche e alla limitata capacità di stoccaggio dei cereali registrata in cinque Stati membri prima della stagione di raccolta”.

Confagricoltura contesta la decisione di proroga assunta dalla Commissione, perché è stata protratta nel tempo una condizione di disparità tra gli Stati membri nei confronti delle importazioni agroalimentari dall’Ucraina. Le conseguenze di tale disparità sono già evidenti sui mercati.

In Italia – segnala la Confederazione – stiamo registrando un consistente aumento degli arrivi di cereali dal Nord Est europeo, in un contesto di mercato segnato da una contrazione dei prezzi che nel giro di un anno è stata del 40%.

Non è assolutamente in discussione, sottolinea Confagricoltura, il massimo e fermo impegno a sostegno delle esportazioni agroalimentari dell’Ucraina. La critica va all’Esecutivo Ue per la mancata salvaguardia del mercato unico e per la disparità di trattamento tra gli Stati membri.

Va anche ricordato che, a supporto dell’agricoltura ucraina, è stata prorogata la sospensione dei dazi e dei contingenti fino a giugno del prossimo anno per tutti i prodotti agroalimentari destinati al mercato dell’Unione. Grazie a questa decisione, stando ai dati della Commissione, le esportazioni dell’Ucraina sono ammontate nel 2022 a oltre 13 miliardi di euro, con un aumento che sfiora il 90% sull’anno precedente. Alla luce di queste cifre, l’Ucraina ha assunto la posizione di secondo fornitore del mercato europeo, dietro al Brasile e davanti agli Stati Uniti.

La Commissione ha fatto sapere che la tendenza alla crescita è proseguita anche a gennaio. Le importazioni dall’Ucraina sono infatti ammontate a 1,2 miliardi di euro, il 16% in più sullo stesso mese dell’anno passato.