Nuovo caso di PSA a Pavia. La filiera suinicola in forte allarme chiede interventi concreti. Anche nel Veneto sono necessarie misure più incisive per l’eradicazione dei cinghiali
La filiera suinicola italiana è gravemente minacciata dalla presenza della Peste suina africana (PSA) nei cinghiali, che dopo essere stata confermata in Piemonte e Liguria nei primi giorni del 2022, si e’ ulteriormente diffusa nell’anno in corso con un interessamento negli ultimi giorni della Provincia di Pavia in Lombardia. Nella primavera del 2002 la malattia ha coinvolto la provincia di Roma e recentemente e’ stata scoperta in alcuni comuni dell’Aspromonte ed in Campania, ai confini con la Basilicata. Nonostante la malattia abbia finora interessato aree geografiche di relativa importanza per le produzioni agroalimentari suinicole e abbia coinvolto solo sporadicamente gli allevamenti, alcuni Paesi terzi sin dal primo focolaio accertato, hanno adottato immediati provvedimenti restrittivi all’esportazione delle carni suine e dei prodotti della salumeria italiana.
L’esperienza ha dimostrato che la malattia, una volta insediatasi in una popolazione di cinghiali in un’area molto vasta, circa 5mila Kmq, quale quella del territorio del Piemonte e Liguria è di difficile eradicazione, e non si può nutrire alcun ottimismo sulle possibilità che la attuale tendenza si inverta nel breve periodo.
Il rischio di diffusione è perciò molto elevato e preoccupa in particolare per le aree del Nord Italia dove sono presenti la gran parte di allevamenti suinicoli, macelli ed impianti di trasformazione.
Un’ulteriore diffusione della malattia potrebbe portare alla chiusura all’export dell’intero territorio italiano da parte di taluni Paesi Terzi, quali USA, che oggi accettano la cosiddetta “regionalizzazione” ed equivalenza della normativa UE.
La situazione è allarmante e richiede un’azione condivisa a tutti i livelli (nazionale e regionale) su questi punti.
1) Una campagna di contenimento massivo del numero di cinghiali che non può’ essere limitato alle zone di restrizione ma deve essere esteso all’intero territorio nazionale. Anche la Regione Veneto deve fare molto di più nelle aree interessate dalla presenza del cinghiale.
2) la protezione degli allevamenti suinicoli dalla PSA mediante l’attuazione di misure rafforzate di “biosicurezza esterna, strutturale e manageriale” con l’obiettivo di prevenire il contagio. Sarà necessario prevedere ulteriori misure di sostegno alle imprese per interventi strutturali ai fini della biosicurezza.
3) il rafforzamento dell’attività del Commissario Straordinario e del Ministero della salute, per rassicurare i nostri partners commerciali dei Paesi Terzi della reale volontà politica di eradicare la malattia e garantire la sicurezza dei prodotti esportati; in questa ottica si plaude al DL 75 del 22 giugno 2023 che fornisce ulteriori strumenti al Commissario Straordinario per il contenimento e l’eradicazione, che però devono essere applicati con la massima urgenza.
La filiera suinicola italiana è dedicata principalmente alla produzione di carni destinate alla loro trasformazione nei salumi tipici tradizionali. Il fatturato generato è di circa 8,470 miliardi di euro (anno 2022) per la parte industriale, con un export che quota 2,1 miliardi di euro. Il numero degli addetti tra fase agricola e fase industriale e’ di oltre 40.000 lavoratori. Nel Veneto ci sono circa 1500 allevamenti di suini con 780 mila capi