PFAS: presentati esiti monitoraggio sugli alimenti

E’ stato presentato oggi il Piano di Monitoraggio degli Alimenti in Relazione alla Contaminazione da Sostanze Perfluoroalchiliche (PFAS) realizzato e valutato dall’Istituto Superiore di Sanità, in accordo con la Regione, e in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie e l’Arpav. Dal Piano di Monitoraggio si evince che la stima del contributo dei singoli alimenti all’esposizione a PFOS e PFOA in rapporto agli attuali limiti cautelativi per l’esposizione cronica stabiliti da EFSA non ha messo in evidenza criticità sotto il profilo della sicurezza alimentare. Tale stima verrà perfezionata quando i dati sui consumi alimentari locali, raccolti nel contesto del biomonitoraggio sulla popolazione, attualmente in corso, saranno disponibili.

Complessivamente, sono stati prelevati 614 campioni di alimenti di origine vegetale e 634 campioni di alimenti di origine animale. Gli alimenti vegetali campionati sono stati: frutta (mele e pere da tavola), uva da vino, ortaggi (patate, radicchio, pomodori, asparagi, cipolle, lattuga/lattughino e altre verdure a foglia, fagiolini, zucchine, peperoni, zucca, piselli, cavoli, fagioli) e cereali (mais). Quelli di origine animale: muscolo e fegato di suini, avicoli e bovini da carne, oltre che latte, uova e pesci di cattura.

Gli alimenti di origine vegetale sono risultati esenti da contaminazione rilevabile da PFOS e PFOA ad eccezione di alcuni campioni di mais, i cui livelli di PFOA erano in ogni caso estremamente bassi.

Relativamente agli alimenti di origine animale, il latte, il muscolo bovino e quello avicolo hanno mostrato per PFOS e PFOA contaminazioni assenti o trascurabili, mentre il fegato, in particolare quello suino, e le uova di produzione familiare hanno mostrato, in una percentuale significativa di campioni, livelli variabili di contaminazione per PFOS e PFOA. Il contributo di tali alimenti in termini di esposizione ai contaminanti risulta tuttavia estremamente ridotto anche nello scenario cautelativo adottato.

Invece, i livelli di contaminazione riscontrati nelle specie ittiche di cattura, campionati nell’ultima fase del piano di monitoraggio, hanno suggerito l’opportunità di individuare misure di carattere precauzionale. Nel corso della presentazione è stata infatti ufficializzata la notizia che, sulla base dei risultati della ricerca, il Presidente della Regione del Veneto ha emesso un’ordinanza nella quale viene vietato il consumo di pesce pescato nelle acque superficiali in tutti i 21 Comuni della cosiddetta “zona rossa”. Il divieto è in vigore dal 10 novembre e lo resterà per un anno.

L’Istituto Superiore di Sanità ritiene comunque opportuno prevedere programmi di verifica sulle matrici alimentari nelle quali è stata riscontrata contaminazione.

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