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Prodotti alimentari: la Commissione UE rassicura ma il rischio di tensioni nei mercati è alto. Va rivista la riforma della Pac

La Commissione Europea, con un rapporto dedicato alle prospettive dei mercati agricoli a breve termine, nei giorni scorsi ha espresso preoccupazione per l’aumento dei prezzi e la forte ripresa dell’inflazione, ma precisa che “l’Unione Europea è ampiamente autosufficiente per i prodotti alimentari di base e registra un consistente saldo attivo nell’interscambio commerciale con i paesi terzi”. La Commissione confida sull’efficacia delle recenti misure volte alla coltivazione dei terreni a riposo, che dovrebbero incentivare i raccolti di mais, girasole e colture proteiche. Naturalmente è tutto da vedere, molto dipenderà anche dalle condizioni climatiche.

In realtà si teme che a causa della guerra vengano a mancare sul mercato mondiale importanti quantità di grano, mais e girasole. I porti sul Mar nero sono bloccati e alcune navi sono state bombardate. Inoltre, stante la situazione di guerra, si stima il dimezzamento delle semine primaverili di cereali dell’Ucraina, che passeranno da 15 a 7 milioni di ettari.

Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, nei giorni scorsi ha inoltre dichiarato che “in un contesto di carenza alimentare globale, dovremo essere più attenti alle vendite di cibo all’estero e monitorare le condizioni delle esportazioni verso i paesi che stanno attuando una politica ostile nei nostri confronti”.

Ricordiamo che Ucraina e Russia controllano circa il 28% sugli scambi internazionali di grano (55 milioni di tonnellate), il 16 % sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) e il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate).

L’import dell’Italia dalla Russia e dall’Ucraina è concentrato sulle commodities agricole: il 70% dell’export dell’Ucraina verso l’Europa è composto da oli vegetali (oli di girasole, cereali e semi oleosi) cui si si aggiungono soia e grano in misura minore. L’Ucraina è il secondo fornitore di mais dell’Italia, dopo l’Ungheria, ed insieme rappresentano circa il 45% del mais importato in Italia, che è essenziale per l’alimentazione animale.

Spaventano le speculazioni finanziarie, per cui i prezzi delle materie prime agricole -come sta accadendo- non dipendono più dal normale rapporto tra domanda ed offerta. A pagare il prezzo più alto saranno i paesi meno sviluppati, che rischiano la carestia. Ma anche noi, in Italia, dobbiamo preoccuparci in quanto siamo deficitari di molti prodotti, dal grano per la panificazione al mais per gli allevamenti. Inoltre, come ben sappiamo, c’è un effetto pesantissimo sui costi di produzione, dall’energia ai fertilizzanti, dal vetro ai materiali da costruzione.

È evidente che in questa situazione di particolare gravità le misure assunte dall’Unione Europea (svincolo delle superfici a riposo e riserva di crisi per 500 milioni) sono del tutto insufficienti. Confagricoltura chiede adeguate risorse finanziarie a sostegno dell’agricoltura ed in prospettiva una rivisitazione della recente riforma della PAC che metta al primo posto l’incremento della produzione.