Rinnovabili: Manca un quadro normativo chiaro
Confagricoltura esprime preoccupazione per il futuro delle agroenergie. L’obiettivo ambizioso per la transizione energetica italiana di 80 GW di nuova potenza rinnovabile entro il 2030 necessita di un quadro normativo chiaro, ma a fronte di una buona ripresa degli investimenti negli ultimi due anni, con particolare riferimento al fotovoltaico, i recenti interventi normativi rischiano di rallentare il raggiungimento degli obiettivi al 2030.
Il DM Aree Idonee, contrariamente alle attese, non ha infatti fornito precise indicazioni sulla definizione delle stesse per lo sviluppo delle rinnovabili, concentrandosi invece maggiormente sulle aree non idonee, introducendo il riferimento all’art. 5 del DL Agricoltura che vieta il fotovoltaico a terra nei terreni agricoli.
Nel decreto viene introdotta un’ulteriore incertezza sulle aree idonee già definite dal comma 8 dell’art. 20, visto che le Regioni avranno la facoltà di applicarle o meno. Zone, a partire da quelle adiacenti alle autostrade o vicino agli insediamenti industriali, su cui si stavano già concentrando gli investimenti.
Ora le Regioni avranno 180 giorni per definire le aree idonee, non idonee e ordinarie. L’auspicio di Confagricoltura è che si definiscano i provvedimenti in tempi rapidi e che non ci si trovi nei prossimi anni di fronte a un quadro di misure fortemente disomogenee che andrà a complicare i percorsi autorizzativi.
L’assetto normativo delle agroenergie è stato faticosamente delineato nel corso degli anni. Ora occorre garantire una continuità di sviluppo attraverso disposizioni di carattere fiscale, autorizzativo, di incentivazione per gli imprenditori agricoli. La legge di Bilancio, invece, ha già modificato la tassazione del diritto di superficie per i terreni adibiti a impianti fotovoltaici, un meccanismo largamente utilizzato nel settore delle energie rinnovabili, introducendo un regime fiscale più gravoso che influenza fortemente gli investimenti nel settore.
Il Decreto legge Agricoltura ha poi limitato drasticamente il fotovoltaico a terra nelle aree marginali e abbandonate, creando incertezze anche sullo sviluppo dell’agrivoltaico non legato al PNRR; inoltre, ha anche ridotto le possibilità di investimento per gli imprenditori agricoli di diversificare le proprie produzioni e rafforzare l’autoconsumo.
L’ulteriore proposta emendativa che mira a escludere i piccoli impianti fotovoltaici a terra delle imprese agricole dalle attività connesse ai sensi dell’articolo 2135, terzo comma, del codice civile e dal considerarli produttivi di reddito agrario è un freno allo sviluppo delle agroenergie.
E’ importante non disperdere quello che è stato fatto in questi anni in termini di diversificazione dei redditi aziendali, permettendo alle imprese agricole di proseguire l’attività, e di rafforzamento dei processi di autoconsumo dell’energia. Gli investimenti richiedono coerenza e garanzie di sviluppo.