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Tabacco: Confronto sulla situazione produttiva in Europa del Gruppo di Lavoro COPA

Lo scorso 6 giugno si è svolta la riunione del Gruppo di Lavoro COPA (Associazione degli agricoltori europei) sul Tabacco, nel corso della quale i vari partecipanti hanno fornito una panoramica complessiva sulla situazione del comparto nei vari Stati membri da cui emerge una sostanziale stabilità del comparto tabacchicolo europeo in termini di superfici coltivate, di produttori e volumi, con limitate variazioni tra i diversi gruppi varietali tra ed all’interno dei vari Paesi UE.

La presentazione ha messo in luce problematiche comuni che, sul lato della produzione, riguardano la cronica mancanza di manodopera, la riduzione dei principi attivi per la difesa, il mancato ricambio generazionale, l’aumento dei costi energetici connessi in particolare alle operazioni di cura del tabacco, gli impatti dovuti ad andamenti climatici avversi, gli accordi internazionali che la UE sta definendo con l’India ed i paesi del Mercosur, che espongono il comparto ai rischi di una crescente concorrenza e rendono urgente l’applicazione del principio di reciprocità.

Oltre a ciò è stata condivisa da tutti i partecipanti la necessità di monitorare l’evoluzione normativa in atto a partire dalla revisione delle Direttiva TED e TPD, e di preparare per tempo anche la partecipazione della Commissione Europea alla prossima Conferenza COP 11 che si terrà a Ginevra a novembre di quest’anno e che avrà certamente ricadute importanti sul settore.

Per Confagricoltura ha preso parte all’incontro Fausto Rossi, componente della FNP tabacchicola che nell’ambito dei temi affrontati ha rimarcato la necessità di mantenere e sostenere la produzione e la coltivazione del tabacco in Europa riaffermandone i tratti distintivi sul fronte della sostenibilità sia per quanto riguarda la fase di produzione che di trasformazione, evidenziando gli investimenti fatti nel campo della ricerca ed innovazione, l’attenzione riposta nell’impiego di energie rinnovabili, il rischio che deriva da un eccesso di liberalizzazione dei mercati che attraverso accordi commerciali come il Mercosur andrebbe a vantaggio di Paesi concorrenti come Argentina e Brasile.